Nastagio degli onesti

Nastagio degli onesti

Nell’appassionante episodio che si legge nella Quinta giornata del Decamerone di Boccaccio, quella dedicata agli amori prima contrastati e poi conclusi felicemente, si narra del grande amore che il ravennate Nastagio degli Onesti provava per una fanciulla, figlia di Paolo Traversari, la quale però non lo ricambiava e anzi si divertiva a rifiutarlo. Nel tentativo di dare sollievo alle sue pene amorose Nastagio andò a trascorrere alcuni giorni fuori Ravenna, a Classe. Fu qui, passeggiando per la pineta che vide una donna nuda correre inseguita da un cavaliere che la minacciava di morte e due cani, uno bianco e l’altro nero che la azzannavano. Nastagio si frappose tra la donna e il cavaliere nel tentativo di difenderla, ma quest’ultimo presentatosi come Guido degli Anastagi, gli raccontò che questa era la pena che la donna doveva subire ogni venerdì in quanto si era rifiutata di amarlo fino a spingerlo al suicidio. Quando la ragazza morì, senza essersi pentita del tormento che aveva causato a Guido, era stata condannata a subire quella crudele caccia per tanti anni quanti erano stati i mesi del suo rifiuto.
Scosso dal racconto, ma rassegnato all’ineluttabilità del disegno divino, Nastagio guardò il cavaliere strappare il cuore alla ragazza e darlo in pasto ai suoi cani, dopodiché il corpo si ricompose e la caccia iniziò da capo.

Nastagio decise allora di allestire un banchetto in quella pineta il venerdì successivo e di invitare anche la ragazza che amava. Agli ignari commensali si ripresentò la terribile scena, compresa la spiegazione del cacciatore. La ragazza che Nastagio amava si rese conto di come aveva sempre calpestato i suoi sentimenti e per paura di subire la stessa sorte acconsentì subito a sposarlo, tramutando il suo odio in amore. Fu così che, da quel momento tutte le donne di Ravenna impararono a essere più gentili verso i loro innamorati.

La novella di Nastagio degli Onesti è stata illustrata da Sandro Botticelli nel 1483 in quattro pannelli da cassone (ora nei musei di Firenze e Madrid) su commissione di Lorenzo il Magnifico per fare un dono nuziale a Giannozzo Pucci e Lucrezia Bini.